Più di tredicimila cinquecento visitatori hanno girato per i banchi d’assaggio e degustato i prodotti tipici che per tre giornate consecutive sono stati i protagonisti dei Camporeale Days, la manifestazione organizzata dall’Associazione Turistica Pro Loco Camporeale, con il patrocinio del Comune, nata per valorizzare e promuovere le risorse enogastronomiche, artistiche, artigianali e turistiche dell’Alto Belice.
A circa 50 minuti da Palermo, Camporeale è un piccolo centro dove la vita degli abitanti ha ancora i ritmi scanditi dai tempi agricoli e in particolare la coltivazione della vite trova espressioni proprie e sfaccettature signorili ben al di sopra di un territorio vocato.
Il patchwork delle alture disegna un continuo sali e scendi con i colori della terra coltivata soprattutto a frumento, oliveti e vigne, un paesaggio suggestivo che mostra un angolo di Sicilia ancestrale che gode di microclimi variabili ad ogni passo, dove le particolari escursioni termiche e i venti costanti permettono di fare un vino senza artifici.
Artifici no, ma sacrifici tanti. Qui produrre uva e farne una propria etichetta è un fatto di appartenenza, una tradizione di famiglia che lega le generazioni presenti alla memoria e alla fatica di un passato non troppo lontano.
LA FORMULA DELL’EDIZIONE 2019
Durante la manifestazione è stato possibile girare fra i banchi di oltre 50 aziende per gustare salumi, formaggi, la pasta e i prodotti da forno preparati con le farine locali.
E’ stato il momento giusto per approfondire un vino d’elezione, raccontato bene grazie al contatto diretto con i produttori, presenti ad ogni stand e alle degustazioni guidate organizzate all’interno del Baglio e del Palazzo del Principe in un fitto programma che ha incluso anche le visite collaterali in cantina.
“Tutte esaurite, nei tre giorni, le masterclass sul vino, gli spazi gastronomici ed i momenti di approfondimento tematico – commenta il presidente della Pro loco, Benedetto Alessandro – segno dell’interesse crescente verso questa zona. Dopo sei annate, possiamo dire di avere creato una manifestazione di successo grazie alle numerose risorse produttive presenti sul territorio e ad un’amministrazione comunale lungimirante che le sa valorizzare. Andiamo avanti convinti che sia esattamente questa la strada da percorrere per dare il giusto valore ad un territorio”.
L’alto potenziale del territorio trova con i Camporeale days un momento di contatto con enoturisti e appassionati, il clima di festa e i numeri di successo fanno presupporre la possibilità di doppiare l’evento durante l’anno, oppure di allungarlo, per poter rafforzare la visibilità di una realtà enologica straordinaria, che in un certo senso potrebbe essere valorizzata come una piccola Bordeaux di Sicilia.
AUTOCTONI E NUOVE PRODUZIONI
Leader i vitigni autoctoni, in primis Catarratto e Perricone, che in questo terroir restituiscono espressioni eleganti e ricche di personalità, Camporeale è anche famosa aver “tipicizzato” il Syrah, un vitigno internazionale arrivato su questi suoli circa 30 anni fa.
L’atmosfera della tradizione si mescola alla voglia di fare qualcosa di nuovo: è su questa scia che si inseriscono numerose nuove produzioni, con un particolare boom di referenze rosate.
I 10 MIGLIORI ASSAGGI
- Centopassi, Cimentu di Perricone 2017 da San Cipirello (PA), una di quelle terre che oggi sono gestite da Libera, l’associazione che è organizzata in consorzi ha preso in gestione i terreni confiscati alla mafia e oggi produce prodotti dall’agricoltura, tra i quali questo vino vigoroso e schietto.
- Sallier de la Tour, Sirah 2017 espressione in purezza del vitigno che fa anche passaggio in legno per ulteriore maturazione e affinamento.
- Candido, Nero d’Avola 2015 dalle colline camporealesi, il sorso accarezza il palato con un tannino vellutato e avvolgente, che è la cifra stilistica dell’azienda. Ancora più interessante Utru (che è il particolare contenitore in juta utilizzato nella tradizione per filtrare il mosto) il vino Riserva dell’etichetta, nell’annata 2012 propone emozioni paragonabili a quelle delle più celebrate doc d’Italia.
- Summanera, Azhar bianco 2018 è uno dei progetti a regime biologico dell’enologo Francesco Di Giovanni, che porta al calice un vino profumato, giovane, immediato, con sentori di zagara, cedro e acacia che seducono prima ancora dell’assaggio.
- Disisa, Lu Bancu 2018 Catarratto ricade nella poco conosciuta Monreale doc, denominazione in via di recupero. “Lu Bancu di Disisa è un tisoru chi si trova ‘nta li grutti di lu feu di Disisa” è un antico canto che narra di un tesoro di denari che impreziosisce l’etichetta e ne precorre ricchezza ed armonia.
- Alessandro di Camporeale, Catarratto 2017 Vigna di Mandranova, i sentori di mela golden e pepe verde anticipano un vino che in bocca è croccante e di spiccata acidità, la mineralità percepibile al naso corrisponde a quella del palato, un’interpretazione che restituisce la complessità varietale.
- Ippolito, giovane etichetta con sole due referenze, interessante il blend Catarratto e Viogner, sull’onda della sperimentazione e delle novità.
- Principi di Spadafora, Don Pietro 2018 rosato da Nero d’Avola, nuova referenza che ricorda i colori di certi tramonti siciliani, un rosato sanguigno e intenso, caratterizzato al naso da una nota di fieno, dotato di una buona spalla acida e una lunga persistenza.
- Sallier de la Tour, Madamarosé 2018 da uve di Syrah del territorio di Monreale, naso erbaceo con spunte di lavanda, stile provenzale connotato da freschezza e sapidità, in accordo alla complessità varietale.
- Porta del Vento, Maquè 2016 l’accordo del Nero d’Avola e Perricone esprime pienamente il territorio. Dalla vigna alla cantina le pratiche di coltura e vinificazione sono naturali e orientate alla biodinamica, una filosofia che esclude manipolazioni e segue solo i cicli naturali, ne risulta un imprinting di riconoscibilità che il produttore Marco Sferlazzo conferisce ad ogni suo vino.
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